Grazia Deledda nasce a Nuoro il 27 settembre 1871 da Giovanni Antonio e Francesca Cambosu, quinta di sette figli. La famiglia appartiene alla borghesia agiata: il padre che ha conseguito il diploma di procuratore legale, si dedica al commercio del carbone ed è un cattolico intransigente.
Diciasettenne, invia alla rivista "Ultima moda" di Roma il primo scritto, chiedendone la pubblicazione: è "Sangue sardo", un racconto nel quale la protagonista uccide l`uomo di cui è innamorata e che non la corrisponde, ma aspira ad un matrimonio con la sorella di lei.
I suoi scritti risentono di un clima tardo romantico, esprimendo in termini convenzionali e privi di spessore psicologico un amore vissuto come fatalità ineluttabile. È anche, per lei, un`epoca di sogni sentimentali, più che di effettive relazioni: uomini che condividono le sue stesse aspirazioni artistiche sembrano avvicinarla, ma per lo più un concreto progetto matrimoniale viene concepito da lei sola.
Sollecitata da Angelo De Gubernatis, si occupa di etnologia: della collaborazione alla "Rivista di Tradizioni Popolari Italiane", che va dal dicembre 1893 al maggio 1895, il miglior risultato sono le undici puntate delle "Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna".
Nel 1895 presso Cogliati a Milano, viene publicato "Anime oneste".
L`anno successivo esce "La via del male" che incontra il favore di Luigi Capuana.
Durante una permanenza a Cagliari, nel 1899, conosce Palmiro Madesani, funzionario del Ministero delle Finanze in missione. Contemporaneamente compare a puntate su "Nuova Antologia" il romanzo "Il vecchio della montagna".
L`11 gennaio dell`anno successivo, si sposa con Palmiro e in aprile si trasferiscono a Roma: si realizza in questo modo il suo sogno di evadere dalla provincia sarda. Sebbene conduca vita appartata, nella capitale verrà a contatto con alcuni dei maggiori interpreti della cultura italiana contemporanea.
Tra agosto e dicembre del 1900, sempre su "Nuova Antologia", esce "Elias Portolu".
Il 3 dicembre nasce il primogenito, Sardus; tenuto a battesimo dal De Gubernatis (avrà in seguito un altro figlio, Franz). La giornata di Grazia Deledda si divide fra la famiglia e la scrittura, a cui dedica alcune ore tutti i pomeriggi.
Nel 1904 viene pubblicato il volume "Cenere", da cui verrà tratto un film interpretato da Eleonora Duse (1916).
Al ritmo sostenuto di quasi due testi all`anno compaiono i racconti di "Chiaroscuro" (1912), i romanzi "Colombi e sparvieri" (1912), "Canne al vento"(1913), "Le colpe altrui" (1914), "Marianna Sirca" (1915), la raccolta "Il fanciullo nascosto" (1916), "L`incendio nell`uliveto" (1917) e "La madre" (1919).
Si tratta della stagione più felice. I romanzi hanno tutti una prima pubblicazione su riviste (volta a volta "Nuova Antologia", "Illustrazione italiana", "La lettura" e "Il tempo"), quindi vengono stampati per i tipi di Treves.
Nel 1912 esce "Il segreto di un uomo solitario", vicenda di un eremita che scelto l`isolamento per nascondere il proprio passato. "Il Dio dei viventi", del 1922, è la storia di un`eredità da cui traspare una religiosità di carattere immanente.
Il 10 settembre 1926 Grazia Deledda riceve il Nobel per la Letteratura: è il secondo autore in Italia, preceduta solo da Carducci vent`anni prima; resta finora l`unica scrittrice italiana premiata.
L`ultimo romanzo "La chiesa della solitudine" è del 1936. La protagonista è, come l`Autrice, ammalata di tumore.
Di lì a poco Grazia Deledda si spegne, è il 15 agosto 1936.
Lascia un`opera incompiuta, che verrà pubblicata l`anno successivo a cura di Antonio Baldini con il titolo "Cosima, quasi Grazia".
Da
Biografieonline.it